sabato 19 marzo 2011

San Giuseppe vuol dire...raviole! Auguri ai papà!!

Oggi, questa data, ricorda solo la festa del papà ma tempo fa, il giorno di S. Giuseppe segnava l'arrivo della primavera e con esso l'inizio dei lavori nei campi. Veniva caratterizzato da grandi feste e balli nell'aia, in quanto la ripresa dei lavori significava nuove e maggiori entrate finanziarie per le famiglie che non versavano in ottime condizioni economiche. Mio babbo racconta che il primo giorno di primavera i bambini si toglievano le scarpe, camminando scalzi, proprio per salvaguardarle per l'inverno successivo.
Dal Trebbo di Castelmaggiore a Fiesso di Castenaso, tutte le siepi venivano adornate con le raviole appese e man mano che la gente passava in bicicletta o a piedi,  poteva staccarle e mangiare quelle che desiderava. Era uno spettacolo unico.
Le raviole sono quindi il tipico dolce del giorno di S.Giuseppe. Oggi siamo abituati a mangiare dolci sempre,ma una volta si mangiavano solo nelle ricorrenze e fare le raviole per il giorno di San Giuseppe era come addobbare l'albero per Natale. Non potevano mancare. La tradizione è giunta ai giorni nostri, anche se ormai siamo rimasti in pochi a farle in casa. Venivano date ai bambini come merenda, i più grandi invece, le mangiavano a fine pasto accompagnate da un bicchiere di vino, facendo il classico "pantocia. Fatte con la pasta della ciambella dura e con la mostarda bolognese. Io ancora le faccio così, anche se oggi tendono a farle con una frolla normale e riempire con nutella.
Diciamo che i dolci tipici delle case contadine giravano quasi tutti intorno a questa ricetta, ovvero venivano fatti con ciò che si produceva in casa: la farina dal grano, uova delle galline e il burro fatto in casa con il latte delle mucche (consentitemi il termine da noi si chiamano così)
Ricetta rustica, molto semplice, gustosa, ha il pregio di conservarsi a lungo senza particolari precauzioni.



RAVIOLE DI SAN GIUSEPPE
Ingredienti
1 kg farina
400 gr zucchero
6 uova
250 gr burro
lievito per dolci per un chilo di farina
buccia di limone grattugiata
mostarda bolognese o marmellata a piacere
Impastare tutti gli ingredienti e tirare una sfoglia dell'altezza di circa 0,5 cm. Ritagliare dei dischetti della grandezza desiderata (solitamente si usava il bicchiere). A Bologna sono grandi, nella campagna limitrofa più piccoline. Nel centro di questi dischetti, posizionare un cucchiaino di marmellata (la mostar-da, con il suo sapore tipico asprino contrasta con il dolce della pasta e le conferisce un sapore unico) e ripiegare a mezza luna premendo bene sui bordi in modo che non fuoriesca. Pennellare la superficie delle raviole con latte e volendo decorarle con granella di zucchero o zucchero semolato. Passarle in forno caldo a 160 gradi per circa 15-20 minuti. Farle raffreddare e mangiarle. Si conservano svariati giorni, fino anche ad un mese in un contenitore di vetro o sacchetto.

4 commenti:

  1. Che bel racconto. Complimenti di cuore. Ti ho scoperta solo oggi ma ti continuerò a leggere con entusiasmo! Buon San Giuseppe

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  2. Grazie! Ciao Laura, mi fa piacere averti ritrovato! T.

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  3. Per sapere se sono buone, me ne devi spedire un cestino. Ottimo il racconto.
    Mandi

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