venerdì 9 novembre 2018

G - Gregorio XIII

"Bolognese, è diventato noto come "il Papa del calendario". Riformò la giustizia in senso garantista. La statua che lo raffigura corse il rischio di essere abbattuta dai francesi."
La statua di bronzo del papa bolognese Gregorio XIII, opera di Alessandro Menganti, collocata nel 1580 sulla facciata del palazzo Comunale, guarda e domina ogni giorno piazza Maggiore. Eppure oltre due secoli fa la statua rischio di essere abbattuta. Infatti, un decreto del 18 aprile 1796, quando Bologna si trovava sotto il dominio dei francesi di Napoleone, disponeva l'abbattimento di tutti i simboli dello Stato Pontificio e delle famiglie nobili. Dunque, anche la statua di un Papa! Ma il Senato bolognese ebbe la grande intuizione di "travestirlo" da San Petronio mettendogli in capo una mitria e in mano il pastorale; e aggiungendo sopra la sua testa la scritta "Divus Peronius protector et pater". Di fronte alla statua del patrono della città i francesi non sollevarono obiezioni. Solo nel 1895 furono restituite a papa Gregorio XIII le sembianze originali. Ma la scritta retrostante è rimasta intatta.
La notorietà di questo Papa è da attribuire alla riforma del calendario decisa nel 1582: dal 5 ottobre si passò al 16, furono ordinati gli anni bisestili e collocata la Pasqua. Fino a quel momento era in vigore il calendario voluto da Giulio Cesare nel 45 a.C.
Chi era Gregorio XIII? Si chiamava Ugo Boncompagni (1502-1585). Bolognese di famiglia benestante (il padre era mercante e banchiere), studiò giurisprudenza, che poi insegnò all'Università. Fino all'età di 56 anni non aveva alcuna intenzione di prendere i voti, anzi condusse vita mondana e nel 1548 ebbe un figlio. Solo nel 1558 divenne sacerdote e poco dopo vescovo e cardinale (1565).
Quando, nel 1572, morì papa Pio V, il Conclave in sole 48 ore elesse  all'unanimità Ugo Boncompagni, che assunse il nome di Gregorio XIII. Aveva 70 anni e rimase papa per 13 anni; in questi anni risanò le finanze pontificie senza aumentare le tasse, anzi eliminando la tassa sulla carne suina e sul macinato. Non gli riuscì, invece, di combattere la dilagante delinquenza, ma curò con impegno i rapporti internazionali.
Pur avendo vissuto gran parte della sua vita lontano da Bologna, non dimenticò il dialetto, autorizzò la fondazione del Monte del Matrimonio, fece costruire il palazzo dell'Arcivescova-do. Notevole fu la riforma della giustizia che introdusse il "Magistrato della concordia" allo scopo di comporre le liti senza pagare esose parcelle agli avvocati e di velocizzare le sentenze.  Magistrati e avvocati dovettero ingoiare l'amaro boccone: ma dopo la morte di Gregorio XIII ripristinarono gli antichi comportamenti.

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