Il fabbricante di scope era un artigiano che aveva bottega; lavorava per singoli clienti ma soprattutto riforniva ferramente e drogherie.
La materia prima era costituita dai filamenti dell'infiorescenza della saggina (mèlga) che coltivata in quantità limitate nei terreni marginali, veniva seminata in aprile e raccolta a fine agosto.
Dopo la raccolta, i gambi venivano tagliati a circa un metro dall'infiorescenza; legata in mannelli era appesa sotto i porticati per farla maturare.
Prima di essere utilizzata doveva essere liberata dai grani; il fabbricante di scope utilizzava uno speciale attrezzo formato da un'asta di ferro che si biforcava nella parte sommitale: strisciando la meliga entro la biforcazione si otteneva una infiorescenza libera dai grani e con i filamenti stirati
La materia prima era costituita dai filamenti dell'infiorescenza della saggina (mèlga) che coltivata in quantità limitate nei terreni marginali, veniva seminata in aprile e raccolta a fine agosto.
Dopo la raccolta, i gambi venivano tagliati a circa un metro dall'infiorescenza; legata in mannelli era appesa sotto i porticati per farla maturare.
Prima di essere utilizzata doveva essere liberata dai grani; il fabbricante di scope utilizzava uno speciale attrezzo formato da un'asta di ferro che si biforcava nella parte sommitale: strisciando la meliga entro la biforcazione si otteneva una infiorescenza libera dai grani e con i filamenti stirati
Si preparavano poi tre mannelli del diametro di 8-10 centimetri e ognuno di essi (manèla) era legato strettamente con un rametto di salice spaccato;
si riunivano quindi i mannelli, uno di fianco all'altro e si inseriva il manico attorno al quale si fissavano strettamente i gambi dell'infiorescenza.
Le scope in saggina si utilizzavano nella parte pavimentata della casa e del granaio.
Si fabbricavano anche altri tipi di scope con i rami di arbusti, come la sanguinella e l'erica, che crescevano spontaneamente nelle siepi e lungo le golene dei torrenti. Erano le scope da aia e venivano utilizzate nelle stalle, nei cortili e per la pulizia delle piazze delle città.
Per le case con i pavimenti levigati, il fabbricante preparava delle scope più morbide, fatte con le infiorescenze della canna di valle.
Il manico era una parte importante della scopa: l'artigiano utilizzava manici torniti; chi invece si fabbricava scope da sè utilizzava rami scortecciati e rifiniti con la roncola.
Ringrazio sempre il museo della cività contadina di Bentivoglio che raccoglie sempre queste preziose notizie.
Molto interessante il tuo post, bravissima.
RispondiEliminaMi ricordo che uno dei miei nonni faceva le scope per la casa.
Buona serata
Mandi
che fortuna!! ti ricordi come faceva? ciaoo
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