martedì 22 gennaio 2013

Antichi mestieri: segantino

Il segantino era colui che segava i tronchi degli alberi.
Nel primo decennio del 1900 in Emilia Romagna c'erano 400000 ettari a piantata.
Il  paesaggio della” piantata” era basato sulla coltivazione dei cereali con quella della vite: un sistema che pemetteva di far fronte all’esigenza primaria di alimentare la famiglia del contadino e faceva del podere una unità economica autosufficiente.
La “ piantata “ affonda le sue radici nel lontano periodo comunale e consiste nella divisione dei poderi in campi regolari, di solito lunghi un’ottantina di metri e larghi trenta -quaranta metri , separati da fossi sui bordi dei quali crescono filari di alberi ( olmi, gelsi) cui sono “maritate” le viti.
L’equilibrio del podere coltivato a piantata presuppone una trama di rapporti economici e sociali basati sulla mezzadria: il proprietario fa lavorare la terra al mezzadro fornendogli la casa, gli attrezzi e metà sementi e in cambio riceve la metà del raccolto .
Per mantenere efficienti questi poderi era necessaria una costante manutenzione dei fossi che delimitavano i campi, al fine di scolare le acque piovane e di eliminare i ristagni là dove si formavano.
Lo scavo dei fossi e delle scoline interpoderali e il livellamento delle cavedagne era un lavoro faticoso compiuto dai mezzadri a colpi di vanga e piccone nei mesi invernali , ed erano attentamente scavati in modo da permettere una corretta circolazione delle acque nelle fosse principali.
I filari di alberi, pioppi, olmi, gelsi,era un enorme patrimonio che aveva bisogno di abbattimenti e rinnovi e forniva il legname da costruzione per falegnami, muratori e dava legna da ardere.
I patti colonici di Bologna stabilivano che gli alberi fossero di proprietà dei padroni del terreno; le potature che fornivano legna da ardere e pali erano divise a metà con il contadino; le ceppaie, che rimanevano sui terreni dopo gli abbattimenti, venivano date ai braccianti che, in stagione morta, provvedevano a ridurla in legna da ardere in cambio di un quinto del prodotto e di un litro di vino schietto al giorno.
La legna veniva venduta a volume: un carro.
Il carro era formato da una catasta, che veniva costituita nel posto, che misurava  m. 1,14x1,14x2,28.
I tronchi venivano trasformati in assi da squadre di segantini ambulanti che provenivano dal Trentino. Questi scortecciavano il tronco e ne tracciavano una squadratura, lo sistemavano sulla pietica (castel)

tracciavano le linee guida per gli spessori delle assi, quindi due uomini sotto e uno in piedi, in alto sul tronco, facevano scorrere la lama della sega in quadro (saiga) 

con movimento alternato sulla linea tracciata. La lama segava solo dall'alto al basso, mentre dal basso verso l'alto era un movimento morto fatto staccando leggermente i denti dal taglio.
Per segare trasversalmente un tronco veniva usato un segone a pancia (sgan) azionato da due uomini.
Arnesi del segantino

i manicotti fatti con la pelle di coniglio per riparare le mani dal freddo invernale



Ringrazio il Museo della Civiltà Contadina di Bentivoglio per le notizie fornite ed il lavoro di ricerva svolto.

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