Anche stamattina, come tutti gli anni, siamo andati a mettere le croci nei campi come protezione dalla grandine, ovviamente a digiuno. Come già ho riportato qui, si utilizzano i gusci delle uova benedette per Pasqua per formare una piccola croce, ai piedi di quella fatta con le canne,
Ecco quelli che ho conservato della mattina di Pasqua
Un proverbio bolognese dice: "par Santa Crous, furmeint spigous" : per Santa Croce frumento spigoso.
Quest'anno, almeno il nostro, è ancora indietro, la spiga non ce l'ha ancora. Girando per le campagne qualcuno già ce l'ha, ma sono pochi i campi che la possono vantare
l'alba della campagna granarolese:
riporto queste tradizioni che ho trovato su questo sito. Tra l'altro mi ricorda la mia infanzia, quando la mia mamma mi diceva che quello che sprecavo nel mangiare, l'avrei poi raccolto con il cestino senza fondo, una volta nell'aldilà.).
SINTESI DI CULTURA POPOLARE DEL '700
Semina
Non si seminava prima del 9 Ottobre, giorno di San Donnino, che invece era propizio per la semina della fava:"Chi semna par San Dunen, e' semna un stêr e e' coi un mzen".Chi semina per San Donnino semina uno staio (di grano) e ne raccoglie la metà.Per la semina del grano era propizio il giorno di San Gallo, il 16 ottobre:"Par San Gal: u s'semna nench al val"Per San Gallo si semina persino nelle valli."Par San Gal: s'us'in somna un stêr u s'in coi un car"Per San Gallo: se ne semina uno staio se ne raccoglie un carro.In alcune località si serbava una manciata di grano che veniva seminato la vigilia di Natale. Il pane prodotto con questo grano era ritenuto carico di un potere magico-rituale.
L'incontro con una persona calva mentre si andava a seminare era ritenuto di cattivo auspicio perché anche i campi sarebbero stati "calvi".
Agli angoli del campo seminato a grano era consuetudine fare dei buchi e versarvi acqua santa e porre dei rametti di olivo benedetto. Ciò per difendere i campi dalle intemperie, dai parassiti e dai malefici.
3 Maggio, Santa Croce. Nei campi di grano si piantavano croci fatte di canne ornate da ramoscelli di olivo benedetto. Era una protezione dalla grandine.
Se durante un temporale appariva l'arcobaleno e il colore giallo predominava, il raccolto sarebbe stato abbondante.
Nelle settimane prima della mietitura se i polli andavano nel pollaio presto la sera si temeva un raccolto scarso.
Se sopra il grano quasi maturo si vedevano molte lucciole si prevedeva un buon raccolto.
Se le noci crescevano a castlèt (a gruppi di tre), si temeva un raccolto scarso.
Contro le intemperie si esponevano fuori casa sotto la grondaia gli avanzi della combustione de zòc d'Nadêl, il ceppo di Natale, che veniva conservato a questo scopo.
Prima della mietitura si dice che i contadini facessero prendere al grano la famosa guazza della notte di San Giovanni Battista, il 24 Giugno, Altre fonti affermano che si iniziava a mietere prima.
Durante la mietitura i contadini si legavano al polso sinistro un gambo di spiga di grano per essere alla sera meno stanchi e avere il braccio meno gonfio.
Verso mezzogiorno i mietitori lanciavano dai campi lunghe e potenti urla. Oltre ad essere il segnale dell'ora di pranzo, era un rito difensivo contro il demone meridiano che si pensava anticamente insidiasse chi si trovava nei campi a quell'ora.
I covoni sull'aia venivano battuti con un bastone allo scopo di far fuggire le bisce eventualmente nascoste dentro. Secondo un antico rito pagano, invece, la battitura dei covoni rappresentava l'allontanamento di spiriti maligni.
Nel giorno della battitura si uccideva il gallo più vecchio del pollaio per rispettare un antico rito sacro.
Un fascio di spighe raccolte il giorno di San Giovanni Battista e legate con un nastro rosso veniva appeso alla porta di casa o della stalla a scopo propiziatorio.
Era l'alimento principale, simbolo della vita.
Veniva dato alle due persone che andavano ad invitare ai funerali; anticamente lo si dava a coloro che partecipavano ai cortei funebri; nella ricorrenza dei defunti venivano lasciati dei pani sulle finestre delle case.
Il 17 Gennaio, giorno di Sant'Antonio Abate, veniva distribuito un panino benedetto da dare agli animali.
Il pane non andava posato riverso sul tavolo perché rappresenta il corpo di Cristo;
Non andava ferito col coltello ma spezzato con le mani come fece il Signore con l'Eucarestia;
Non se ne doveva sprecare neppure una briciola. Chi le sciupa o le disperde è condannato dopo la morte a raccoglierle e a riporle in un cesto senza fondo.
Il pane è un dono del Signore e non si porta alla bocca con la mano sinistra, la mano del Demonio, ma con la destra, la mano dell'Angelo.
Il pezzo di pane che cade e si sporca non si buttava ma si bruciava dopo aver segnato su di esso una croce e averlo baciato con riverenza.
Non si doveva rimanere mai senza un po' di pane in casa per non perdere i benefici di questo talismano.
Non si deve spazzare la casa mentre il pane lievita: si spazza via la provvidenza;
Non si fa il pane il venerdì perché è presagio di disgrazie alle bestie bovine; si può anche recare danno alle streghe e ciò compromette il buon andamento della vita familiare;
Se poi si fa il pane il venerdì per tre volte in un anno succederà una grande disgrazia;
Il giorno in cui si faceva il pane non si faceva la pasta perché lo sfoggio del troppo mangiare pregiudicava l'arricchimento della famiglia e il pane non si sarebbe conservato a lungo.
Non si faceva il pane subito dopo che il maiale era stato ucciso e le carni fresche erano appese alle travi ad asciugare.
Non si rifiutava il pane a chi lo chiedeva in elemosina, ne' si ringraziava nel riceverlo perché è simbolo di vita, dono divino, diritto di tutti.
Era un luogo magico della casa come il focolare perché avveniva il passaggio dal crudo al cotto, dal non commestibile al commestibile e era un vero miracolo della natura.
La croce simbolo di fede, propiziatorio e di difesa dalle avversità del maligno, era incisa spesso sopra il forno, era incisa con la mano o con un dito sui panetti di lievito, sull'impasto in lievitazione e sui pani da cuocere. Il segno della croce veniva tracciato ancora con la mano davanti alla bocca del forno dopo aver infornato il pane per la cottura.
Il bambino affetto da distrofia muscolare, e' mêl de scimiòt, veniva curato inserendolo tre volte nel forno tiepido recitando formule o preghiere particolari. Anche i riti propiziatori per le donne che desideravano dei figli avvenivano davanti alla bocca del forno, poiché essa simboleggiava l'utero materno.
Ecco quelli che ho conservato della mattina di Pasqua
Un proverbio bolognese dice: "par Santa Crous, furmeint spigous" : per Santa Croce frumento spigoso.
Quest'anno, almeno il nostro, è ancora indietro, la spiga non ce l'ha ancora. Girando per le campagne qualcuno già ce l'ha, ma sono pochi i campi che la possono vantare
l'alba della campagna granarolese:
riporto queste tradizioni che ho trovato su questo sito. Tra l'altro mi ricorda la mia infanzia, quando la mia mamma mi diceva che quello che sprecavo nel mangiare, l'avrei poi raccolto con il cestino senza fondo, una volta nell'aldilà.).
SINTESI DI CULTURA POPOLARE DEL '700
Semina
Non si seminava prima del 9 Ottobre, giorno di San Donnino, che invece era propizio per la semina della fava:"Chi semna par San Dunen, e' semna un stêr e e' coi un mzen".Chi semina per San Donnino semina uno staio (di grano) e ne raccoglie la metà.Per la semina del grano era propizio il giorno di San Gallo, il 16 ottobre:"Par San Gal: u s'semna nench al val"Per San Gallo si semina persino nelle valli."Par San Gal: s'us'in somna un stêr u s'in coi un car"Per San Gallo: se ne semina uno staio se ne raccoglie un carro.In alcune località si serbava una manciata di grano che veniva seminato la vigilia di Natale. Il pane prodotto con questo grano era ritenuto carico di un potere magico-rituale.
L'incontro con una persona calva mentre si andava a seminare era ritenuto di cattivo auspicio perché anche i campi sarebbero stati "calvi".
Agli angoli del campo seminato a grano era consuetudine fare dei buchi e versarvi acqua santa e porre dei rametti di olivo benedetto. Ciò per difendere i campi dalle intemperie, dai parassiti e dai malefici.
3 Maggio, Santa Croce. Nei campi di grano si piantavano croci fatte di canne ornate da ramoscelli di olivo benedetto. Era una protezione dalla grandine.
Se durante un temporale appariva l'arcobaleno e il colore giallo predominava, il raccolto sarebbe stato abbondante.
Nelle settimane prima della mietitura se i polli andavano nel pollaio presto la sera si temeva un raccolto scarso.
Se sopra il grano quasi maturo si vedevano molte lucciole si prevedeva un buon raccolto.
Se le noci crescevano a castlèt (a gruppi di tre), si temeva un raccolto scarso.
Contro le intemperie si esponevano fuori casa sotto la grondaia gli avanzi della combustione de zòc d'Nadêl, il ceppo di Natale, che veniva conservato a questo scopo.
Prima della mietitura si dice che i contadini facessero prendere al grano la famosa guazza della notte di San Giovanni Battista, il 24 Giugno, Altre fonti affermano che si iniziava a mietere prima.
Durante la mietitura i contadini si legavano al polso sinistro un gambo di spiga di grano per essere alla sera meno stanchi e avere il braccio meno gonfio.
Verso mezzogiorno i mietitori lanciavano dai campi lunghe e potenti urla. Oltre ad essere il segnale dell'ora di pranzo, era un rito difensivo contro il demone meridiano che si pensava anticamente insidiasse chi si trovava nei campi a quell'ora.
I covoni sull'aia venivano battuti con un bastone allo scopo di far fuggire le bisce eventualmente nascoste dentro. Secondo un antico rito pagano, invece, la battitura dei covoni rappresentava l'allontanamento di spiriti maligni.
Nel giorno della battitura si uccideva il gallo più vecchio del pollaio per rispettare un antico rito sacro.
Un fascio di spighe raccolte il giorno di San Giovanni Battista e legate con un nastro rosso veniva appeso alla porta di casa o della stalla a scopo propiziatorio.
Era l'alimento principale, simbolo della vita.
Veniva dato alle due persone che andavano ad invitare ai funerali; anticamente lo si dava a coloro che partecipavano ai cortei funebri; nella ricorrenza dei defunti venivano lasciati dei pani sulle finestre delle case.
Il 17 Gennaio, giorno di Sant'Antonio Abate, veniva distribuito un panino benedetto da dare agli animali.
Il pane non andava posato riverso sul tavolo perché rappresenta il corpo di Cristo;
Non andava ferito col coltello ma spezzato con le mani come fece il Signore con l'Eucarestia;
Non se ne doveva sprecare neppure una briciola. Chi le sciupa o le disperde è condannato dopo la morte a raccoglierle e a riporle in un cesto senza fondo.
Il pane è un dono del Signore e non si porta alla bocca con la mano sinistra, la mano del Demonio, ma con la destra, la mano dell'Angelo.
Il pezzo di pane che cade e si sporca non si buttava ma si bruciava dopo aver segnato su di esso una croce e averlo baciato con riverenza.
Non si doveva rimanere mai senza un po' di pane in casa per non perdere i benefici di questo talismano.
Non si deve spazzare la casa mentre il pane lievita: si spazza via la provvidenza;
Non si fa il pane il venerdì perché è presagio di disgrazie alle bestie bovine; si può anche recare danno alle streghe e ciò compromette il buon andamento della vita familiare;
Se poi si fa il pane il venerdì per tre volte in un anno succederà una grande disgrazia;
Il giorno in cui si faceva il pane non si faceva la pasta perché lo sfoggio del troppo mangiare pregiudicava l'arricchimento della famiglia e il pane non si sarebbe conservato a lungo.
Non si faceva il pane subito dopo che il maiale era stato ucciso e le carni fresche erano appese alle travi ad asciugare.
Non si rifiutava il pane a chi lo chiedeva in elemosina, ne' si ringraziava nel riceverlo perché è simbolo di vita, dono divino, diritto di tutti.
Era un luogo magico della casa come il focolare perché avveniva il passaggio dal crudo al cotto, dal non commestibile al commestibile e era un vero miracolo della natura.
La croce simbolo di fede, propiziatorio e di difesa dalle avversità del maligno, era incisa spesso sopra il forno, era incisa con la mano o con un dito sui panetti di lievito, sull'impasto in lievitazione e sui pani da cuocere. Il segno della croce veniva tracciato ancora con la mano davanti alla bocca del forno dopo aver infornato il pane per la cottura.
Il bambino affetto da distrofia muscolare, e' mêl de scimiòt, veniva curato inserendolo tre volte nel forno tiepido recitando formule o preghiere particolari. Anche i riti propiziatori per le donne che desideravano dei figli avvenivano davanti alla bocca del forno, poiché essa simboleggiava l'utero materno.
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Tiziana sei una maga in cucina, ma questi post sono davvero speciali.
RispondiEliminaSa
Grazie Sa!! Bacioni!
RispondiEliminaMi è venuta in mente una foto che avevi postato su CI taaaaanto tempo fa, con tuo suocero per mano a Eu piccina: era sempre la stessa occasione?
RispondiEliminaRicordo che quella foto mi aveva fatto tanta tenerezza.
ciaociao
Sa