Oggi S. Giuseppe, patrono dei lavoratori. Per quanto riguarda le nostre usanze per questo giorno vi rimando qui. Per conoscere un poco di più questo Santo ho preso da internet qua e là qualche notizia:
San Giuseppe, secondo il Nuovo Testamento, è lo sposo di Maria e il padre adottivo di Gesù
È venerato come santo dalla Chiesa Cattolica e dalla Chiesa Ortodossa. Il nome Giuseppe è la versione italiana dell'ebraico Yosef, attraverso il latino Ioseph.Nel Vangelo Gesù è chiamato 'il figlio del carpentiere'.
In Matteo 13,55 la professione di Giuseppe viene nominata quando si dice che Gesù era figlio di un "téktón". Il termine greco téktón è stato interpretato in vari modi. Si tratta un titolo generico che veniva usato per operatori impegnati in attività economiche legate all'ediliza, dunque in senso stretto non doveva appartenere a una famiglia povera, non si limitava ai semplici lavori di un falegname,ma esercitava piuttosto un mestiere con materiale pesante, che manteneva la durezza anche durante la lavorazione, per esempio legno o pietra. Accanto alla traduzione - accettata dalla maggior parte dagli studiosi - di téktón come carpentiere, alcuni hanno voluto accostare quella di scalpellino.
Gesù a propria volta praticò il mestiere del padre. Il primo evangelista ad usare questo titolo è stato Marco che definisce Gesù un téktón in occasione di una visita a Nazaret, osservando che i concittadini ironicamente si chiedono: "Non è costui il téktón, il figlio di Maria?". Matteo, che probabilmente si trovava a disagio con questo sarcasmo e con questo titolo, riprendeva il racconto di Marco, ma con una curiosa variante: "Non è egli (Gesù) il figlio del téktón?". Come è evidente, qui è Giuseppe ad essere iscritto a questa professione.
La Chiesa Cattolica ricorda san Giuseppe il 19 marzo, con una solennità a lui intitolata. In alcuni luoghi, come in Vaticano e in Canton Ticino è festa di precetto . I primi a celebrarla furono i monaci benedettini nel 1030. Venne infine promossa dagli interventi dei papi Sisto IV e Pio V e resa obbligatoria nel 1621 da Gregorio VI. Fino al 1977 il giorno in cui la Chiesa cattolica celebra san Giuseppe era considerato in Italia festivo anche agli effetti civili ma con legge 5 marzo 1977 n. 54, questo riconoscimento fu abolito e da allora il 19 marzo divenne un giorno feriale come tutti gli altri.
In modo eminente in questa memoria di san Giuseppe si riconosce la dignità del lavoro umano, come dovere e perfezionamento dell'uomo.San Giuseppe lavoratore, che, falegname di Nazareth, provvide con il suo lavoro alle necessità di Maria e Gesù iniziò il Figlio di Dio allavoro tra gli uomini. Perciò, nel giorno in cui in molte parti della terra si celebra la festa del lavoro, i lavoratori cristiani lo venerano come esempio e patrono.
E come da tradizione ieri ci siamo dedicate alle raviole, la mia peste ha voluto metterci le mani per poterle regalare al suo papà stasera (spero proprio che oggi non si affacci sul blog:)), e io le ho fatte per il mio. Io ho voluto provare a farne un poco con l'ammoniaca al posto del lievito, mi sono piaciute molto! Ecco la "piccola" intanto che prepare le sue:
San Giuseppe, secondo il Nuovo Testamento, è lo sposo di Maria e il padre adottivo di Gesù
È venerato come santo dalla Chiesa Cattolica e dalla Chiesa Ortodossa. Il nome Giuseppe è la versione italiana dell'ebraico Yosef, attraverso il latino Ioseph.Nel Vangelo Gesù è chiamato 'il figlio del carpentiere'.
In Matteo 13,55 la professione di Giuseppe viene nominata quando si dice che Gesù era figlio di un "téktón". Il termine greco téktón è stato interpretato in vari modi. Si tratta un titolo generico che veniva usato per operatori impegnati in attività economiche legate all'ediliza, dunque in senso stretto non doveva appartenere a una famiglia povera, non si limitava ai semplici lavori di un falegname,ma esercitava piuttosto un mestiere con materiale pesante, che manteneva la durezza anche durante la lavorazione, per esempio legno o pietra. Accanto alla traduzione - accettata dalla maggior parte dagli studiosi - di téktón come carpentiere, alcuni hanno voluto accostare quella di scalpellino.
Gesù a propria volta praticò il mestiere del padre. Il primo evangelista ad usare questo titolo è stato Marco che definisce Gesù un téktón in occasione di una visita a Nazaret, osservando che i concittadini ironicamente si chiedono: "Non è costui il téktón, il figlio di Maria?". Matteo, che probabilmente si trovava a disagio con questo sarcasmo e con questo titolo, riprendeva il racconto di Marco, ma con una curiosa variante: "Non è egli (Gesù) il figlio del téktón?". Come è evidente, qui è Giuseppe ad essere iscritto a questa professione.
La Chiesa Cattolica ricorda san Giuseppe il 19 marzo, con una solennità a lui intitolata. In alcuni luoghi, come in Vaticano e in Canton Ticino è festa di precetto . I primi a celebrarla furono i monaci benedettini nel 1030. Venne infine promossa dagli interventi dei papi Sisto IV e Pio V e resa obbligatoria nel 1621 da Gregorio VI. Fino al 1977 il giorno in cui la Chiesa cattolica celebra san Giuseppe era considerato in Italia festivo anche agli effetti civili ma con legge 5 marzo 1977 n. 54, questo riconoscimento fu abolito e da allora il 19 marzo divenne un giorno feriale come tutti gli altri.
In modo eminente in questa memoria di san Giuseppe si riconosce la dignità del lavoro umano, come dovere e perfezionamento dell'uomo.San Giuseppe lavoratore, che, falegname di Nazareth, provvide con il suo lavoro alle necessità di Maria e Gesù iniziò il Figlio di Dio allavoro tra gli uomini. Perciò, nel giorno in cui in molte parti della terra si celebra la festa del lavoro, i lavoratori cristiani lo venerano come esempio e patrono.
E come da tradizione ieri ci siamo dedicate alle raviole, la mia peste ha voluto metterci le mani per poterle regalare al suo papà stasera (spero proprio che oggi non si affacci sul blog:)), e io le ho fatte per il mio. Io ho voluto provare a farne un poco con l'ammoniaca al posto del lievito, mi sono piaciute molto! Ecco la "piccola" intanto che prepare le sue:
Quindi, gustando una raviola magari intinta in un buon bicchierino di vino bianco, a fine pasto, non mi rimane che fare gli AUGURI A TUTTI I PAPA'!
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