lunedì 7 aprile 2025

Torta di mele affondate


 Questa è una ricetta che trassi da un forum, che però non ho riportato il nome. E' comunque molto molto buona, da colazione, da merenda, da fine pasto. Molto leggera e sana, veloce da fare e con ingredienti repericbili in casa: proprio una ottima ricetta.

Torta di mele affondate

Ingredienti

200 gr di farina
150 gr di zucchero
2 uova
1 confezione panna da cucina da 200 ml (non sostituire con fresca, non è la stessa cosa)
1 bustina lievito
4 cucchiai di olio di semi
2 mele golden

Si montano bene le uova con lo zucchero, si aggiunge l'olio, 1/2 confezione di panna, la farina, il lievito e infine l'altra metà della panna. Si versa in uno stampo da 22 cm imburrato e infarinato e si affondano le mele precedentemente tagliate a fette grosse, disposte a raggera. Si spolvera con zucchero, cannella e qualche fiocco di burro. Infornare a 180/190 gradi per circa 45 minuti. Durante la cottura le mele  affonderanno un po' e l'impasto si gonfierà tutto intorno creando un bellissimo disegno.




domenica 6 aprile 2025

il dolce di matteo


Questo è un dolce di Pinella,  che feci per la comunione di mio nipote, che per puro caso si chiama Matteo, poi ho rifatto la settimana scorsa per il compleanno di mia figlia. Ho deciso di pubblicare la foto di quello della comunione, perchè l'altra era molto più brutta :-). La bontà era sempre la stessa, ottimo. La sera l'ho servito che era ancora un poco gelato, la giornata successiva mia cognata l'ha portata al lavoro e ha detto che era strepitoso. Mi ha consigliato la prossima volta di scongelarlo il giorno prima, perchè era eccezionale; il mio timore era che non rimanesse in forma, invece ha sopportato il viaggio in macchina senza nessun deterioramento. 
Quello che ho fatto per la mia peste, l'ho completato sopra con dello streusel alle fragole e decorato con qualche ciuffo di panna fresca e fragole. 

Il dolce di Matteo (Pinella)

Bavarese al limone con gelèe di fragole

Bavarese al limone  (di Rita Mezzini)

Per un dolce di 35 x 30 cm

Ingredienti

900 gr panna semimontata

750 gr latte

240 gr zucchero

18 gr colla di pesce

12 tuorli

scorza di due limoni appena colti

Intiepidire il latte con la scorza di un limone e lasciatela in infusione per almeno un’ora. Mettere in ammollo la colla di pesce. Montare leggermente i tuorli con lo zucchero, versarvi a filo il latte e rimettere sul fuoco a fiamma bassa mescolando con un cucchiaio cercando di disegnare un 8. Appena raggiunge la temperatura di 82°C la crema inglese è pronta. Eliminare la scorza del limone. Strizzare la gelatina, unirla alla crema e farla sciogliere completamente. Passare la crema al setaccio e far abbassare la temperatura fino a circa 35°C. Incorporare delicatamente la panna in modo da avere un composto perfettamente omogeneo.

Gelée di fragole (da P.Torreblanca)

Ingredienti

750 gr di passato di fragole
20 gr di succo di limone
100 gr di zucchero semolato
34 gr di maizena
Altri 24 gr di zucchero semolato
10 gr di gelatina in fogli
altri 100 gr di passato di fragole

Fate prendere il bollore al puré di fragole precedentemente passato al setaccio.Ponete la gelatina in un bagno di acqua ghiacciata. Aggiungete i 100 gr di zucchero al puré di fragole e ponete in una ciotola il succo del limone, la maizena, i 24 gr di zucchero e altri 100 gr di passato di frutta. Aggiungete questo composto omogeneo al primo passato che sta bollendo, mescolare molto bene, togliere dal fuoco. Far freddare un po’ e aggiungere la gelatina. Porre il passato di fragole in uno piu' piccolo del prescelto per la bavarese e congelare.

Per il biscotto alle mandorle  (di M.Santin)

Ingredienti

5 uova intere
215 gr di zucchero
165 gr di farina di mandorle
50 gr di farina 00
50 gr di burro fuso
65 gr di albumi

Mescolare le uova con 90 gr di zucchero fino ad avere una montata soffice. Aggiungere la farina di mandorle, la farina 00 setacciata e infine il burro fuso nel quale in precedenza sia stato incorporato un cucchiaio di montata per renderlo piu’ soffice. Montare gli albumi con i 125 gr di zucchero rimasto. Unirli al primo impasto con grande attenzione.Versare la massa ad uno spessore di circa 1 cm in teglie rivestite di carta forno e stendere con l’aiuto di una spatola. Infornare a 180°C fino a colorazione dorata. Alla fine della cottura, ricoprire il biscotto con un panno per mantenerlo umido.

Lavorazione:

La gelèe di fragole deve essere colata in uno stampo rettangolare piu' piccolo del definitivo. Si deve far solidificare in freezer. Si cola la bavarese al limone all'interno dello stampo, si passa in freezer per 15 minuti e poi si adagia al centro la gelèe di fragole. Si ricopre con la restante bavarese e si ripassa in freezer, sempre per 15 minuti. Si ritaglia il biscuit e lo si mette sopra la bavarese. Si ripassa in freezer per una completa solidificazione. Al momento della decorazione, si sforma, si nappa con glassa neutra e poi si decora .....

Streussel alle fragole


Ingredienti
100 gr farina
100 gr zucchero
100 gr farina di mandorle
100 gr burro
250 gr fragole 
(io ne ho usate 500 ma la metà erano sufficienti)

Impastare 100 g di burro con 100 g di zucchero. Aggiungere subito 100 g di farina 00 e 100 g di farina di mandorle e amalgamare.Mettere nel MO una ciotola con delle fragole a pezzetti. Fare evaporare tuta l'acqua finché non si è formata una sorta di pasta densa. A questo punto bloccare la cottura e aggiungere  questa pasta allo streussel. Fare riposare per due ore.

martedì 25 marzo 2025

Ottimo inizio di giornata: colazione con torta di mele!



Di torte di mele esistono tante ricette, questa è una di quelle buone. La salvai non ricordo nè quando nè da quale forum, è di Enrichetta Festa. Mi sono ritrovata la ricetta fra le mani nei giorni scorsi, ieri, avendo mele che rischiavano di diventare brutte, ho approfittato della coincidenza e ho deciso di provarla. Sinceramente  non avevo dubbi, considerato l'autore, in ogni caso è stata un'ottima conferma. Questa fetta è quanto mi è avanzato del dolce intero. 

Torta di mele Enrichetta Festa

Ingredienti

175 gr zucchero
175 gr farina 00
125 gr burro morbido
2 uova intere
2 mele golden
1 bicchierino rhum
1 lievito per dolci

Affettare le mele e cospargerle con poco zucchero ed il rhum, perchè non anneriscano. A parte lavorare il burro con lo zucchero. Aggiungere le uova intere e lavorare ancora il composto. Setacciare la farina con il lievito ed amalgamare il tutto. Travasare in tortiera da 26 cm già imburrata e infarinata. Adagiare gli spicchi di mela disponendoli a raggiera ed alcune fette al centro. Infornare a 180 gradi.
Trascrivendo la ricetta mi sono accorta che ho "sbagliato". Io ho rimescolato gli spicchi non li ho messi sopra. Ottimo tutto comunque.
 


lunedì 3 febbraio 2025

Torta alle noci

Avevo delle noci in abbondanza, ho voluto quindi rispolverare questa torta che faceva mia zia Gabriella. Come tutte le sue ricette, sono ineccepibili. Ho avuto qualche problema appena sfornata, perchè dal profumo che faceva, non hanno resistito dal mangiarla e ovviamente, essendo calda si sbriciolava. In ogni caso mi sento di dire che non sia stato un gran problema, perchè non è avanazata nemmeno una briciola :-). Semplice, salutare, ottima anche per bambini.

Torta di noci zia Gabriella

Ingredienti

gr 500 di noci
1 etto di farina =4 cucchiai colmi
1 etto di burro
½ etto di zucchero “ 2 cucchiai rasi”
1 etto cioccolata fondente
3 uova
1 cucchiaio da caffè di dose

Procedimento: sbattere le uova con lo zucchero mettere la farina, il burro e la cioccolata grattugiata per ultimo aggiungere la dose. Cuocere per 30 minuti a forno già caldo


domenica 2 febbraio 2025

Presentazione del Signore al tempio- Candelora

Oggi Candelora, abbiamo celebrato questa solennità che è sempre molto emozionante. Questo anno è caduta di domenica, così ci ha permesso di poterla onorare con maggiore partecipazione. Conservo sempre gelosamente la candela benedetta che mi porto a casa, per accenderla, eventualmente, in caso di una preghiera particolare.  Riporto alcuni cenni su questo giorno speciale.

La Candelora è una festa religiosa che si celebra il 2 febbraio per commemorare la presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme da parte di Maria e Giuseppe, come descritto nei Vangeli di Luca e Matteo. Il nome “candelora” deriva dal termine latino “candelorum” e si riferisce alle candele che vengono benedette e utilizzate durante le liturgie per ricordare la luce di Gesù che entra nella vita del mondo. In molte chiese, le candele benedette vengono portate a casa dai fedeli come segno di benedizione e protezione per la famiglia. Secondo la tradizione vangelica, dopo la nascita di Gesù Maria e Giuseppe si recarono al tempio per offrire un sacrificio (come voleva la legge ebraica) e per presentare Gesù al Signore. Nel tempio, incontrarono Simeone e Anna, due anziani che avevano atteso per molti anni la venuta del Messia. Simeone riconobbe Gesù come il Cristo e benedisse Maria e Giuseppe.La Candelora è nota anche come giorno della Purificazione di Maria perché cade esattamente quaranta giorni dopo Natale. Secondo la tradizione ebraica, infatti, una donna era considerata impura per quaranta giorni dopo aver partorito un figlio maschio e, allo scadere di questo periodo, doveva recarsi al tempio per purificarsi. 




 

venerdì 17 gennaio 2025

S.Antonio - 17 gennaio

 


Anche quest'anno ce l'abbiamo fatta a fare i panini per la benedizione di S. Antonio, panini da portare ai nostri animali e per i loro padroni :-). Ci tengo molto a questa tradizione, sono molto affezionata; mi fa sempre piacere osservare gli sguardi a messa, di chi li aspetta e diventa appagato quando vede che anche questo anno la tradizione è stata rispettata e gli sguardi di chi non conosce tutto questo e rimane affascinato e conquisato. La potenza di piccoli semplici panini, nulla di speciale, che però, sarà per il contesto, per la benedizione che gli viene impartita, non so, assumono questo fascino .e conquistano e rendono felici e partecipi tutte le persone presenti. Questo mi ripaga dell'impegno che ci metto nel prepararli. Peccato non siano mai presenti molti ragazzi giovani, ma questo è un altro argomento. 

Buon Sant'Antonio!


Quello che riporto è preso da "storie di pianura" Bellissima testimonianza.

L’ORATORIO DI SANT’ANTONIO Camminando sulla Via Viadagola, alle spalle la Borgata Cividale, ora completamente rinnovata, proseguendo oltre l’incrocio e la prima casa, la distesa di terreni agricoli si interrompe con una casa colonica a due acque (o falde) e una torretta che, pochi anni addietro era decadente. Sul lato strada si affaccia un piccolo Oratorio annesso al caseggiato. L’edifico, testimone di una corte agricola, con un albero plurisecolare, ora sradicato e disteso sul prato, a raccontare secoli di dominio e ristoro dal ritorno dai lavori della terra. Sulla strada, stretta e con scarso traffico si resta ammutoliti da quel piccolo gioiello che è l’Oratorio dedicato a Sant’Antonio. Una breve nota sulla strada retrocede di 5 secoli “FONDO S. ANTONIO. Complesso rurale di origine cinquecentesca. La casa è sormontata da torre colombaia, il tetto è a due falde con ampi spioventi che sul lato nord mostrano interruzioni diagonali formate da embrici, per meglio convogliare le acque piovane. Addossato all’edificio è presente un minuscolo oratorio dedicato a S. Antonio”. Come tanti Oratori di campagna, della nostra Bassa bolognese il tempo e il vandalismo hanno preso il sopravvento. La loro magnificenza e i tanti eventi che solo le pietre preservano, sono passati a miglior vita come chi ne ha curato il culto ed ha abbellito l’altare nel giorno della ricorrenza. Soprattutto il 17 gennaio, Sant’Antonio, i contadini attendevano la benedizione del Parroco. I luoghi puliti, sanati con acqua e creolina (maleodorante, ma usato come disinfettante), era per le residenze degli animali domestici, per i posatoi e per i nidi, il luogo di benedizione e di affissione dell’effige del Santo. Le mucche venivano spazzolate, i suini governati per evitare il loro grugnire. Il parroco, don Ferdinando Mantovani di Viadagola, dapprima recitava la Santa Messa, poi si dirigeva alle case coloniche dove era atteso quasi fosse un Vescovo. 


Effige di Sant’Antonio che veniva affissa nei luoghi degli animali L’Oratorio di Sant’Antonio, ad una sola navata, ha vissuto i suoi fasti quando, la signora Maria Fantazzini (1929-2014) coniugata Zacchini, mamma di Gianni (che mi ha prestato i suoi ricordi) abitava insieme al marito Enrico (1920-2005) e ai figli Gianni (oggi 70enne, nato in villa Filicori e poi emigrato in Dugliolo, e poi Via Viadagola all’età di sei anni) e Franco (1953-1997) mancato purtroppo all’età di 44 anni, il civico 78 di quella grande casa. Lì, vivevano 3 nuclei: Zacchini, Bonfiglioli e Zucchelli. Zacchini Enrico e il fratello con rispettive prole e gli anziani Pompeo (02/05/1891-08/07/1965) coniugato con Ersilia Sgarzi (20/12/1893-25/01/1990), Lambertini Rinaldo capofamiglia con Bonfiglioli Fernanda (oggi centenaria), Aldo e la nipotina Nilla (oggi settantenne), poi il nucleo unipersonale Zucchelli, che negli anni 60 sommava già 80 anni. 1 Quando il fondo, che Pompeo ed Ersilia conducevano a Dugliolo, divenne troppo scarso per la famiglia che si formò in seguito alle nascite e poi matrimoni, nella ricorrenza di San Michele, traslocarono a Granarolo, sempre in un podere dello stesso padrone. Il precedente mezzadro in dialetto era chiamato “Bondè”, che in origine sarebbe Bondi. La nuova dimora vedeva già residenti i Bonfiglioli-Lambertini e Zucchelli. Ersilia Sgarzi, nonna paterna di Gianni, al momento in cui andò a risiedere in Via Viadagola, n. 78, provenendo da Dugliolo, si rasserenò quando vide sulla facciata di casa la targhetta che precisava il civico n. 78. Aveva sempre sostenuto che non avrebbe mai voluto abitare al civico n. 90. Il numero novanta, era usanza affermare che fosse quello dei matti. La nonna Ersilia era una donna energica e sveglia e alla sua veneranda età di 97 anni giocava a briscola, battendo sul tavolo gli assi, fino a pochi giorni prima della sua salita in cielo. Una brutta caduta le fu fatale, una frattura al femore la costrinse a una settimana di degenza e poi all’abbandono della terra dopo un quarto di secolo di vedovanza. Quando la nonna Ersilia lasciò i suoi cari, era già trasferita insieme ad Enrico e Maria, Gianni e Franco a Granarolo da via Irma Bandiera a via San Donato. La corte si prestava ad accogliere i giochi dei fanciulli, sorvegliati da un adulto, quando tutti gli altri componenti le famiglie erano al lavoro nei campi. I bambini frequentavano le scuole elementari di Lovoleto (ora l’edificio è stato convertito in un B&B), poi nel 1963 la famiglia di Enrico lascia quella casa e una porzione di terreno viene presa a lavoro da Bonfiglioli-Lambertini e l’altra dalla famiglia Cristiani che occupava la attuale prima casa dopo l’incrocio con la Trasversale. L’anziano Zucchelli, che non aveva terreno in dotazione, intratteneva le giovani spose del cortile con delle storielle o zirudelle, entrava nella sua abitazione proprio dalla porta adiacente l’Oratorio. A piano terra una minuscola cucina e una scala ripidissima che portava alla stanza da letto. La vita dell’anziano era scandita dai suoi viaggi in bicicletta da casa a Granarolo-paese due volte al giorno. Al mattino e poi la sera. Era solito intonare la canzone in voga già dal 1959 “…. Marina, Marina, Ti voglio al più presto sposar, Oh, mia bella mora, No, non mi lasciare, Non mi devi rovinare, Oh, no, no, no, no, no …..” e la sua cantata si avvertiva dopo poco che aveva lasciato Granarolo-paese. Era solito farsi servire al bar un buon bicchiere di vino. Nelle notti d’inverno vestiva la “capparella” e il cappello e si proteggeva le mani sul manubrio con un lembo del grande mantello. La strada ghiaiata, l’assenza di illuminazione pubblica non erano mai stati i nemici dei suoi rientri serali, infatti non era mai caduto a terra. Il suo cantare era l’avvertimento che stava rientrando e più forte era la voce più si era certi si avvicinasse a casa. Solo una volta finì a terra, ma fu uno “scapuzzo” dovuto al piancito sconnesso del cortile dove le punte delle pietre sbucavano quasi a prova di equilibrio sulle gambe. Zucchelli viveva solo, aveva un nipote che esercitava la professione di barbiere. E, presso la bottega di Zucchelli all’età di 16 anni iniziò ad apprendere il mestiere un giovane granarolese. Valerio faceva “l’apprendista” e spesso si sentiva ripetergli “Cinno, prepara la savunè; Cinno acqua e savon”. Zucchelli se ne andò in cielo quando ancora i Zacchini erano presenti in Via Viadagola.