lunedì 30 gennaio 2023

Giorni della merla

                                      
stamattina ci siamo finalmente svegliati con il paesaggio bianco. Un bellissimo freschino fuori, aria pulita, un cielo splendido. Mi sono quindi ricordata che siamo nei giorni della merla, e per fortuna, almeno in questi giorni è fresco, perchè dire che abbiamo visto l'inverno anche quest'anno, purtroppo. non è possibile.
Ho trovato in rete quanto scritto da Bologna Today che riporto, è piacevole ricordare questi detti.
                                        


Uno dei miti popolari più diffusi narra di un gennaio dispettoso, che rubò tre giorni a febbraio per mettere in difficoltà una merla bianca e i suoi pulcini. Il volatile reagì accumulando più scorte di cibo, ma gennaio le giocò un altro brutto tiro, irrigidendo ancora di più gli ultimi giorni del mese. La merla a questo punto riparò con i piccoli in un camino: ne uscì sana e salva, ma lei e tutti i pulcini finirono perennemente macchiati di fuliggine, di qui il perché del colore dei merli femmina e dei piccoli.Un'altra interpretazione vuole che i giorni della Merla derivino da un episodio legato a cronache belliche, avvenuto nella pianura padana nel '700. Un pesante cannone, appunto detto 'Merla', avrebbe dovuto attraversare il Po, ma dato che il fano e l'acqua non avrebbero consentito un trasbordo agevole, i belligeranti attesero fine gennaio per attraversare il fiume, completamente e massicciamente ghiacciato.Una ulteriore leggenda vuole che se fine gennaio vede temperature particolarmente rigide, la Primavera si sveglierà per tempo e con temperature e sole in abbondanza. Viceversa, il tempo sarà perturbato e rigido ancora per qualche tempo, prolungando l'inverno bem oltre la sua scadenza.Sono tante le nenie, le filastrocche e le poesie dedicate ai giorni della Merla: qui di seguito citiamo invece due proverbi, originari del bolognese e della Romagna.

"Quand canta al mérel, a san fóra dl’invéren"
(Quando canta il merlo, siamo fuori dell’inverno)

"Mèral, ‘d mêrz no’ cantê’, che e’ bëc u t’ s’ po’ agiazê. Lëssa ch’e’ chénta e’ ragiôn che lo u n’ha pavura d’inciôn".
(Merlo, di marzo non cantare, che il becco ti si potrebbe ghiacciare. Lascia che canti la tordella, che lei non ha paura di nessuno)


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