mercoledì 25 gennaio 2023

Granarolo dell'Emilia


 Sfogliando una vecchia agenda ereditata dai miei suoceri, "Al liber ed quall ch'pega l'oli", ho trovato molte cose interessanti che ho deciso di riportare qui, perchè mi dispiace che vadano perse.

Chi partendo da Bologna lascia alle spalle Porta Zamboni e si inoltra verso nord, percorrendo Via San Donato, a undici chilometri dalla città, là dove la pianura si allarga all'infinito, trova Granarolo dell'Emilia. Certo non ci sono più le siepi di biancospino che delimitavano le singole unità poderali e offrivano a primavera uno spettacolo incantevole per la fioritura e l'intenso profumo, né le ampie distese di grano da cui Granarolo trasse il nome, o le verdi macchie di canapa, un tempo assai coltivata. Oggi la terra è riservata a una coltura intensiva. 

Granarolo è sede comunale da poco più di un secolo. Fino al 1876, la sede comunale fu Viadagola, ora la frazione più più piccola di Granarolo, ma ricca di storia e di insigni monumenti. Qualcuno vuole che da un amore di Re Enzo con una bella di Viadagola, ricordata anche dal Pascoli, nascesse nel 1252 il capostipite della famiglia Bentivoglio che dominò Bologna. Altre frazioni di Granarolo sono: Quarto, Cadriano, Lovoleto. Le chiese delle frazioni e del capoluogo conservano opera d'arte di grande valore come un coro in noce del seicento, un quadro del Guercino e due della Sirani a Granarolo. Un Guercino e un quadro del Francia a Cadriano con uno splendido mobilio in radica del seicento, nella sagrestia. A Quarto quadri del Carlvart, del Faccini e Tiarini.

Tipiche le antiche case coloniche, specie a Viadagola, risalenti al cinque-seicento, la villa già dei Pallavicini ed ora dei Sapori, Villa Mignani a Cadriano che fu già di Marco Minghetti. Un "Ospitale" del 1454 a Lovoleto. A Granarolo, la casa che ospitò l'esploratore africano Pellegrino Matteucci. 

Il nome di Granarolo è ricordato per la prima volta, negli atti ufficiali, nel 1129 quando negli atti della Sapienza bolognese fu scritto fra il numero dei notai un tale Ugolino di Giacobino di Domenico da Granarolo. L'amore per la libertà e l'indipendenza dei granarolesi non risale solo alla resistenza contro la dittatura fascista, ma è di antica data. Infatti nel 1362 quando i Visconti di Milano avevano steso la loro potenza fin sopra Bologna e i soldati viscontei si erano accampati presso la chiesa di Granarolo, i granarolesi si unirono ai bolognesi e sconfissero i soldati viscontei per cui molti granarolesi entrarono a far parte degli uomini che costituivano il consiglio dei 600 di Bologna.


Chiesa e municipio


Nel 1405 il distretto di Granarolo si trova in potere del conte Alberigo di Barbiano il quale, non rispettando i patti di una pace conclusa, ben presto viene estromesso e Granarolo è nuovamente libero.

Che popolazione poteva avere Granarolo a quei tempi? Nel 1573 l'animato della parrocchia di Granarolo, come risulta dai dati della visita pastorale di Mons. Ascanio Marchesini è di 455 e nel 1846 di 950, oggi passa i 3.000 (anno 1986 ndr).

Curiosità etimololiche. Se è chiaro  che il nome di Granarolo deriva da grano (i maligni dicono da "grane"). Quarto perchè sorto al quarto miglio da Bologna e Cadriano da una famiglia romana "Gens Caturia" (e che vi fossero ricche famiglie romane in loco, lo confermano le molte monete romane scoperte durante scavi nel 1822 e 1845) non è chiara l'etimologia di Lovoleto e Viadagola. 

Dice la storiella: alcuni mercanti avevano un asino da vendere e incominciarono le trattative. Se lo volete il prezzo è tanto...lo volete...lo volete e, cammin facendo, ormai stanchi della lunga trattativa, uno esclamò; "via, dagol!" onde Lovoleto ove iniziò la trattativa e Viadagola ove fu conclusa. Direbbe il Cellini: "Non so perché i dotti si affatichino tanto su l'etimologia di certi nomi che sono di così facile interpretazione":

Oggi Granarolo è conosciuto per il latte e ancor più per la squadra di basket "la Granarolo Felsinea" che ha vinto il campionato nel 1984. Granarolo è un paese prevalentemente industriale anche se conserva una parte di agricoltura intensiva. Se l'insediamento industriale avesse seguito il ritmo degli anni settanta, oggi, di grano, rimarrebbe quello delle spighe ornano lo stemma del comune.


Olmo gigante proprietà Marcovigi

Brighetti Carlo -Il contadino poeta di Granarolo Emilia

Carlo Brighetti un contadino nato ad Argelato nel 1874, si trasferì con la famiglia in un podere chiamato "La grolla" dietro il municipio di Granarolo Emilia, dove ora sorgono dei palazzi. Fu qui che il giovane sulla ventina riuscì ad ottenere la qualifica di "Massér", il massimo riconoscimento a cui poteva aspirare un rimatore come lui che si dilettava a scrivere Zirudelle su fatti di cronaca spicciola e paesana. Quel traguardo ambizioso venne conquistato dal giovane con l'impegno, la creatività, l'estro, le sfide in campo aperto con i Franchini (famiglia di cui faceva parte mia suocera, con mio grande onore), una prestigiosa dinastia di rimatori la fama dei quali, andava ben oltre i confini di Granarolo. Lui senza timori irreverenziali amava misurarsi con rivali davanti al pubblico, il giudice più competente e più severo, che scoprì in Brighetti oltre all'innato talento il grande cuore di un uomo onesto, amante della pace, della libertà e della giustizia. Tutti sentimenti che riusciva a trasmettere negli spettacoli come "il rogo della vecchia" e "la mascherata", scritti di suo pugno, che andava a ra84ppresentare nelle piazze dei paesi campagnoli, mentre sapeva mettere in burla fatterelli gustosi come quello dei campanari di Granarolo con la freschezza creativa della sua vena ironica. 
Bologna, giugno 1985                                                                      Armide Broccoli

                                                                      Scuole Comunali










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