Le acque turbinose di quel canale Fiaccacollo.
Qui si divideva il Savena, energia per gli artigiani.
C'è una ragione ben precisa se la denominazione precedente di via Rialto fu "Fiaccacollo". Infatti, fino a 170 anni fa questa via era un canale.
Ma andiamo per ordine: l'anno 1176 fu un anno fondamentale nella storia di Bologna e accaddero avvenimenti di grande influenza sul futuro economico e urbanistico della città. Nel maggio 1176 la battaglia di Legnano vide la Lega Lombarda, cui aderiva Bologna, sconfiggere Federico Barbarossa; nei mesi successivi le autorità comunali decisero sia la costruzione della seconda cerchia di mura (detta "dei Torresotti" o " del Mille", sia la canalizzazione delle acque del Savena verso Bologna.
Secondo lo storico Cherubino Ghirardacci, il Comune decise di realizzare una rudimentale chiusa in legno a San Rufillo per canalizzare le acque del Savena verso Bologna con l'obiettivo di far funzionare numerosi mulini da grano: in breve tempo entrarono in azione ben 32 mulini. Il comune, dunque, finanziò i lavori di canalizzazione che, dopo 5,3 chilometri, fecero giungere le acque del Savena alle porte di Bologna.
Nel 1220 la chiusa di San Rufillo fu ricostruita e fu deciso che le acque che entravano a Bologna da via Castiglione subissero una biforcazione: la prima entrava in via Castiglione (che fino al 1661 era un canale), mentre la seconda entrava in Fiaccacollo (altri, via Fiaccalcollo). Questa denominazione nasceva dal fatto che un dislivello determinava un maggior impeto delle acque che, quindi, diventavano più ambite per le varie lavorazioni tessili.
Nel 1289, al trivio con le vie Orfeo, Fiaccacollo e Castiglione, fu costruito un ponte sul canale.
Questo ramo del canale Savena, dopo aver percorso via Fiaccacollo (non a caso priva di portici) entrava nelle attuali via Guerrazzi, piazza Aldrovandi, via G. Petroni, via Castagnoli finendo con l'immetersi nel vicino corso del torrente Aposa: questo percorso altro non era se non il tracciato del fossato della cerchia del Mille.
Questa preziosa acqua portava beneficio al quadrante Castiglione, Castellata-Rialto e per disposizione statutaria doveva essere utilizzata da filatoglieri, tintori, cartolari e pellacani. Dunque una zona di grande produttività nel settore tessile (dalla filatura alla colorazione) e dalla lavorazione della pelli (cartolerie).
Nella antica Bologna, via Rialto ha svolto un ruolo di rilievo: lì furono attivi mulini da galla (per macinare le ghiande), tintorie e, dal 1341, un importante filatoio idraulico gestito dalla famiglia Bolognini. Ancora oggi, in via Castellata 4, è possibile osservare il portale a sesto acuto della loro casa.
L'acqua del canale Savena e quella del vicino torrente Aposa agevolarono la nascita di attività artigianali che necessitavano di acqua. Ne resta traccia evidente nella toponomastica: via Arienti (lavorazione dell'argento), via dell'Oro (lavorazione dell'oro), via delle Chiudare (dove si stendevano i tessuti dopo la tintura).
Nel 1840 il canale Fiaccacollo fu coperto e dal 1874 tutta la via fu denominata Rialto.
Qui si divideva il Savena, energia per gli artigiani.
C'è una ragione ben precisa se la denominazione precedente di via Rialto fu "Fiaccacollo". Infatti, fino a 170 anni fa questa via era un canale.
Ma andiamo per ordine: l'anno 1176 fu un anno fondamentale nella storia di Bologna e accaddero avvenimenti di grande influenza sul futuro economico e urbanistico della città. Nel maggio 1176 la battaglia di Legnano vide la Lega Lombarda, cui aderiva Bologna, sconfiggere Federico Barbarossa; nei mesi successivi le autorità comunali decisero sia la costruzione della seconda cerchia di mura (detta "dei Torresotti" o " del Mille", sia la canalizzazione delle acque del Savena verso Bologna.
Secondo lo storico Cherubino Ghirardacci, il Comune decise di realizzare una rudimentale chiusa in legno a San Rufillo per canalizzare le acque del Savena verso Bologna con l'obiettivo di far funzionare numerosi mulini da grano: in breve tempo entrarono in azione ben 32 mulini. Il comune, dunque, finanziò i lavori di canalizzazione che, dopo 5,3 chilometri, fecero giungere le acque del Savena alle porte di Bologna.
Nel 1220 la chiusa di San Rufillo fu ricostruita e fu deciso che le acque che entravano a Bologna da via Castiglione subissero una biforcazione: la prima entrava in via Castiglione (che fino al 1661 era un canale), mentre la seconda entrava in Fiaccacollo (altri, via Fiaccalcollo). Questa denominazione nasceva dal fatto che un dislivello determinava un maggior impeto delle acque che, quindi, diventavano più ambite per le varie lavorazioni tessili.
Nel 1289, al trivio con le vie Orfeo, Fiaccacollo e Castiglione, fu costruito un ponte sul canale.
Questo ramo del canale Savena, dopo aver percorso via Fiaccacollo (non a caso priva di portici) entrava nelle attuali via Guerrazzi, piazza Aldrovandi, via G. Petroni, via Castagnoli finendo con l'immetersi nel vicino corso del torrente Aposa: questo percorso altro non era se non il tracciato del fossato della cerchia del Mille.
Questa preziosa acqua portava beneficio al quadrante Castiglione, Castellata-Rialto e per disposizione statutaria doveva essere utilizzata da filatoglieri, tintori, cartolari e pellacani. Dunque una zona di grande produttività nel settore tessile (dalla filatura alla colorazione) e dalla lavorazione della pelli (cartolerie).
Nella antica Bologna, via Rialto ha svolto un ruolo di rilievo: lì furono attivi mulini da galla (per macinare le ghiande), tintorie e, dal 1341, un importante filatoio idraulico gestito dalla famiglia Bolognini. Ancora oggi, in via Castellata 4, è possibile osservare il portale a sesto acuto della loro casa.
L'acqua del canale Savena e quella del vicino torrente Aposa agevolarono la nascita di attività artigianali che necessitavano di acqua. Ne resta traccia evidente nella toponomastica: via Arienti (lavorazione dell'argento), via dell'Oro (lavorazione dell'oro), via delle Chiudare (dove si stendevano i tessuti dopo la tintura).
Nel 1840 il canale Fiaccacollo fu coperto e dal 1874 tutta la via fu denominata Rialto.
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