lunedì 10 dicembre 2018

U - Ugo Bassi

"Il prete barnabita Ugo Bassi, patriota convinto divenne cappellano militare di Garibaldi. Arrestato dagli austriaci, fu fucilato".
Fu battezzato col nome di Giuseppe ma in seguito, in omaggio al poeta Ugo Foscolo, aggiunse il nome Ugo. Nato a Cento di Ferrara il 12 agosto 180, nel 1803 la famiglia di Ugo Bassi si trasferì a Bologna dove il giovane iniziò gli studi prima presso i padri Scolopi e poi presso i padri Barnabiti.
All'età di 20 anni prese i voti ed entrò nell'ordine dei Barnabiti. Vista la sua propensione a predicare, il suo ordine religioso lo "utilizzò" come predicatore e dal 1828 egli entrò nelle maggiori chiese d'Italia suscitando l'entusiasmo dei fedeli. I bolognesi lo apprezzarono in occasione della predica che tenne in San Petronio nel 1835.
Tuttavia le sue prediche spesso contenevano espressioni critiche di carattere politico, entusiasmando i liberali ma creando forti perplessità nelle gerarchie ecclesiastiche: fu invitato a Roma da papa Gregorio XVI che lo volle conoscere e gli consigliò prudenza.
Quando il nuovo papa Pio IX amnistiò i detenuti politici e lasciò intendere di volere un'altra Italia unita, Ugo Bassi esultò e scrisse un sonetto in lode del Papa, affiggendolo a una colonna all'angolo di Strada Maggiore. Ma Pio IX deluse le aspettative e Ugo Bassi riprese, anche con veemenza, le prediche contro gli austriaci criticando il governo Pontificio: gli fu fatto divieto di predicare.
Nel 1848, incurante delle restrizioni impostegli, decise di impegnarsi in prima persona per l'affermazione dei suoi ideali patriottici: il 25 aprile 1848 tenne un famoso discorso dalla scalinata di S. Petronio di fronte a una piazza gremita. Chiese ai bolognesi di sostenere la lotta per l'unità di Italia con offerte di denaro, preziosi e altri oggetti. Poi raggiunse Giuseppe Garibaldi che stava difendendo in armi la Repubblica romana contro le truppe francesi chiamate dal Papa. Dopo la sconfitta, Ugo Bassi, divenuto cappellano militare delle truppe garibaldine,  fuggì con lo stesso Garibaldi, Anita e altri compagni verso l'Adriatico. Arrestato a Comacchio il 3 agosto 1849 con il capitano Giovanni Livraghi, fu trasferito in carcere a Bologna: senza alcun processo, entrambi furono condannati alla fucilazione, per ordine del generale Gorzkowski. L'esecuzione avvenne l'8 agosto 1849, un anno esatto dopo la gloriosa giornata di lotta dei bolognesi, fra il 66° ed il 67° arco  del portico che dal Meloncello conduce alla Certosa, all'altezza della torre di Maratona dello stadio comunale.
Il coraggioso barnabita fu un precursore dell'Italia Unita e per essa non esitò a offrire la propria vita.

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