Corte de' Galluzzi
Amore, odio e un'alta torre per difendersi dai ghibellini.Il marchio di famiglia è la rivalità con i Carbonesi.
Fossero vissuti ai nostri tempi, i Galluzzi avrebbero occupato regolarmente la cronaca nera, ma anche quella a luci rosse. Questa famiglia fu protagonista di decine di episodi criminosi: qualche membro si trovò una taglia sulla testa e alcune case dei Galluzzi furono abbattute. I Galluzzi erano guelfi, fedeli al Papato e contrapposti ai ghibellini, ma soprattutto alla famiglia ghibellina dei Carbonesi, nemici mortali. La "vivacità" dei Galluzzi spiega la decisione di costruire una corte fortificata con una torre: un luogo di difesa e di offesa. Prova ne sia che questa torre fu costruita nel 1257 quando era finita l'epoca della costruzione delle torri. Inoltre fu costruita in modo tale da essere inaccessibile: infatti la porta d'ingresso era sopraelevata di 10 metri dal piano stradale e ad essa si accedeva solo tramite una struttura di legno, come dimostrano i fori esistenti all'altezza della porta originaria (quella attuale è una manomissione recente).
La torre, con un paramento murario più robusto di quello dell'Asinelli, e blocchi di selenite alla base, in origine era più alta dei 30 metri attuali. La corte dei Galluzzi era uno spazio chiuso dove, oltre alle residenze dei Galluzzi sorgevano altri edifici occupati da persone fidate.
Non poteva mancare la chiesa privata, denominata Chiesa rotonda di Santa Maria dei Galluzzi, che fu ricostruita a metà del Cinquecento da mercanti toscani e divenne la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini (ora negozio) col soprastante Oratorio dei Fiorentini.
L'odio per i Carbonesi è alla base di una vicenda narrata da molti cronisti: si tratta di una storia di "amore e morte" che ricalca quella dantesca di Paolo e Francesca. Forse una storia vera o forse scritta per deplorare le conseguenze dello scontro fra fazioni. Era l'anno 1258: un casuale incontro fra Alberto Carbonesi e Virginia Galluzzi fece scoccare il famoso "colpo di fulmine": vi furono altri incontri fin quando le rispettive famiglie si resero conto che fra i due giovani c'era vero amore: Giampietro Galluzzi, il padre di Virginia, decise di recarsi a casa dei nemici Carbonesi proponendo, in nome dei sentimenti dei figli, una (falsa) pacificazione. Prova ne fu il fatto che i due giovani si sposarono e Virginia ebbe il permesso di andare ad abitare col marito in casa Carbonesi. Ma una notte, assieme a dieci uomini armati, Giampietro Galluzzi entrò in casa Carbonesi, si recò nella camera degli sposi e sordo a qualsiasi pietà trafisse Alberto che giaceva accanto a sua figlia Virginia.
Quando rinvenne accanto al cadavere del marito, Virginia non ebbe esitazione: si procurò una corda, l'attaccò all'inferriata esterna della finestra e pose fine alla sua vita. Giampietro Galluzzi fu poi arrestato e condannato al bando per due anni. La vicenda a luci rosse è quella narrata dal Boccaccio nella settima novella del settimo giorno. Vede per protagonisti Egano Galluzzi, la moglie Beatrice e il suo amante: la vicenda è quella classica, che finisce col marito tradito e bastonato.
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