Il termine "lama" fa pensare ad un'arma, ad un coltello: ma ha anche un altro significato, quello di terreno depresso e paludoso con acque stagnanti. Ed è proprio questo il significato vero della zona Lame di Bologna che fino al secondo dopoguerra presentava queste caratteristiche prima delle azioni di bonifica.
Quartiere autonomo fino al 1985 fu poi inglobato nel quartiere Navile; infatti è attraversato dal Canale Navile e la toponomastica delle Lame conferma le vocazioni dell'area: "Pescarola" indica la pescosità delle acque, mentre "Beverara" segnala gli abbeveratoi per il bestiame. L'energia idraulica portò all'insediamento di preziosi mulini da grano. Che la zona non fosse solo acquitrino e pantano lo dimostra il fatto che facoltosi bolognesi vi costruirono le loro ville, come la cinquecentesca Villa Malvasia, ora abbandonata e in rovina lungo la via Zanardi e villa Salina in zona Bertalia.
La Beverara ha avuto grande importanza nella storia economica della città: infatti, prima del porto costruito nel 1548 nei pressi di porta Lame, fu il porto del Maccagnano (1284, via Bovi Campeggi) a svolgere la preziosa funzione di punto di riferimento del trasporto fluviale. La svolta per una migliore navigazione avvenne a metà del Cinquecento quando sul Navile furono costruiti i sostegni per consentire alle imbarcazioni di superare i dislivelli delle acque e per circa tre secoli il traffico merci e di persone ne trasse enorme beneficio; in seguito, quelle acque risultarono preziose per l'irrigazione e, all'inizio del Novecento, per alimentare la prima centrale idroelettrica realizzata al Battiferro. Inoltre, i terreni argillosi suggerirono l'impianto di fornaci per laterizi indispensabili per la costruzione di edifici e per la ricostruzione del dopoguerra. In una di queste fornaci dismesse, la fornace Galotti, è stato insediato il magnifico museo del Patrimonio Industriale.
Oltre alle fornaci lungo il Navile si insediarono anche quelle attività che potevano sfruttare l'energia delle acque, come la lavorazione dei metalli (da cui il nome Battiferro). Un'altra presenza fu quello dello zuccherificio, attivo per oltre 70 anni (chiuse nel 1970), che sorgeva dove era la villa di Carlo Broschi, il famoso cantante del '700 detto il Farinello. Ora, in quel luogo, vi è il centro di meccanizzazione postale e dello zuccherificio resta la ciminiera.
Verso la fine della prima guerra mondiale nelle Lame c'era il Lazzaretto per i malati di "spagnola" e la discarica della città; mentre l'ex ospedale militare divenne rifugio per senza casa, disadattati e malavitosi: fu chiamato "Baraccato" e qui si segnalò l'attività di padre Olinto Marella. In seguito il Comune costruì le case "popolarissime" e nel 1935 il "Baraccato" fu abbattuto. Nel 1932 l'Opera Pia Cassarini Pallotti costruì il complesso di case dette "Gli Umili".
In altra occasione ci soffermeremo sulla porta Lame e sulla battaglia che il 7 novembre 1944 vide i partigiani combattere contro fascisti e tedeschi.
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