Questo fine settimana abbiamo fatto una splendida gita a Firenze, un tempo stupendo e una stupenda città. Abbiamo visitato diverse cose, ma mi sembra giusto, senza togliere nulla al resto, iniziare dalla Galleria degli Uffizi. Che meraviglie abbiamo in Italia! Un incanto!
Salendo troviamo la mostra "L'Amico rivisitato" dedicata a Amico Aspertini e altri bolognesi, che terminava proprio ieri
Metto qualche opera...
"Romolo e Remo allattati dalla lupa " Marcantonio Raimondi (Bologna 1482 ca - 1534 ca)
Bartolomeo Ramenghi detto Bagnacavallo " Modello per una pala d'altare"
La forte e originale personalità di Amico si impone , all'inizio del Cinquecento, su altri artisti attivi a Bologna, tra cui Biagio Pupini (Bologna, documentato dal 1504 al 1551) e Bartolomeo Ramenghi, detto Bagnacavallo, Il duraturo sodalizio artistico avviato da Pupini e Ramenghi almeno dal 1511 si traduce in una forte vicinanza stilistica riscontrabile sia nelle opere pittoriche che in quelle grafiche, In entrambi gli artisti subentra ben presto l'influenza di Raffaello, sulla scia della diffusione a Bologna dei modelli dell'urbinate. Essi traducono prototipi raffaelleschi ai quali, progressivamente, si aggiungono altre suggestioni e contaminazioni. Particolarmente decisiva risulta l'influenza di Girolamo da Carpi, a Bologna intorno alla metà degli anni Venti, il quale rivestirà il ruolo di mediatore con l'arte ferrarese e mantovana e di tramite per un primo contatto con la maniera del Parmigianino.
Salendo troviamo la mostra "L'Amico rivisitato" dedicata a Amico Aspertini e altri bolognesi, che terminava proprio ieri
Metto qualche opera...
"Romolo e Remo allattati dalla lupa " Marcantonio Raimondi (Bologna 1482 ca - 1534 ca)
"Due studi per Ercole e il leone di Nemea" Amico Aspertini (Bologna, 1473/75-1552) penna e inchiostro, pennello e inchiostro diluito, biacca (carbonato basico di piombo), tracce di pietra nera.
Le opere della prima sezione permettono di ricostruire il clima artistico bolognese all'inizio del Cinquecento , caratterizzato dalla convivenza di diversi stimoli culturali. La vitalità dell'ambiente umanistico felsineo, legate alle attività dello Studium, si riflette sull'interesse degli artisti per l'antico, interpretato in modo innovativo anche attraverso un'iconografia derivante da fonti letterarie erudite . All'importanza degli esempi veneti e ferraresi si affiancano le precoci riflessioni di Lorenzo Costa su Filippo Lippi e sul Perugino e le originali rielaborazioni di stimoli culturali diversi (dall'area toscana sino ai Fiamminghi) di Francesco Francia. Ad essi si aggiunge inoltre l'interesse verso ricerche atmosferiche ed effetti chiaroscurali leonardeschi, sollecitati anche a seguito dell'arrivo a Bologna della Pala Casio (1500) di Giovanni Antonio Boltraffio.
La seconda sezione della mostra è dedicata al disegno a penna, medium estremamente congeniale ad esaltare l'ecclettismo e la poliedricità di Amico Aspertini. L'artista si serve costantemente di questa tecnica, declinandone il tratto a seconda delle sue diverse esigenze espressive e delle differenti finalità grafiche. Negli studi dall'antico ad esempio, egli privilegia, sin dalle prove giovanili, la linea a puro contorno. Ad un segno aperto, rapido e sommario e al tratteggio parallelo, usato ad esempio quando è interessato a fissare sulla carta un'invenzione iconografica Amico alterna un tratto vigoroso a penna larga teso ad indagare valori plastici e tridimensionali. In altri casi l'artista assimila certe caratteristiche proprie del segno silografico e in particolare della produzione giovanile di Domenico Campagnola . Infine l'uso della penna sottile traduce delicati effetti luministici. Il naturale sperimentalismo del medium accompagna, in Amico, la riflessione sui diversi modelli pittorici, come Michelangelo, Raffaello e i veneti.
"Adorazione dei pastori" Bartolomeo Ramenghi detto Bagnacavallo (Bagnacavallo 1484? - Bologna 1542?)
La riflessione sull'antico è parte integrante della cultura stratificata dell'ambiente artistico felsineo : i modelli classici sono aggiornati e interpretati alla luce degli esempi iconografici e formali forniti dagli artisti coevi, con i quali i bolognesi entrano in contatto. Ad esempio insieme a una rinnovata e originale lettura di Michelangelo, si rintraccia in alcuni disegni all'antica di Aspertini, dove i corpi dilatati sono sostenuti da una linea solida e compatta, la conoscenza delle opere mantovane di Giulio Romano. Nel corso degli anni Trenta del Cinquecento la cifra stilistica di Amico si arricchisce, grazie a un impiego sempre più esteso dell'inchiostro diluito e della biacca. Quest'ultima è stesa con intenzionali effetti di corrosione pittorica che tendono a sfaldare le forme, ancora chiaramente leggibili nonostante i ritocchi successivi presenti in numerosi disegni realizzati con questa tecnica. Sempre ispirati al mondo classico sono numerosi fogli , spesso derivati da invenzioni aspertiniane, di Biagio Pupini (Bologna, documentato dal 1504 al 1551), artista che trova nel disegno un mezzo estremamente congeniale attraverso il quale coniugare lo studio dell'antico con suggestioni derivanti dalla pittura contemporanea, in particolare di ambito romano. L'influenza di Polidoro da Caravaggio si esplica nello stile fortemente pittorico che caratterizza il bolognese, capace di rinnovarsi sugli stimoli provenienti dalle culture ferrarese e mantovana.
La forte e originale personalità di Amico si impone , all'inizio del Cinquecento, su altri artisti attivi a Bologna, tra cui Biagio Pupini (Bologna, documentato dal 1504 al 1551) e Bartolomeo Ramenghi, detto Bagnacavallo, Il duraturo sodalizio artistico avviato da Pupini e Ramenghi almeno dal 1511 si traduce in una forte vicinanza stilistica riscontrabile sia nelle opere pittoriche che in quelle grafiche, In entrambi gli artisti subentra ben presto l'influenza di Raffaello, sulla scia della diffusione a Bologna dei modelli dell'urbinate. Essi traducono prototipi raffaelleschi ai quali, progressivamente, si aggiungono altre suggestioni e contaminazioni. Particolarmente decisiva risulta l'influenza di Girolamo da Carpi, a Bologna intorno alla metà degli anni Venti, il quale rivestirà il ruolo di mediatore con l'arte ferrarese e mantovana e di tramite per un primo contatto con la maniera del Parmigianino.
Amico Aspertini "Lotta di centauri e di satiri"
Penna larga e inchiostro, biacca (carbonato basico di piombo) su carta tinteggiata con colore marrone.
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